Articolo aggiornato al 22 dicembre 2021.
GDPR e controllo Green Pass: dal 15 ottobre 2021 i datori di lavoro sono tenuti a verificare che i propri lavoratori siano dotati di Green Pass prima di accedere ai luoghi di lavoro.
Ecco come verificare il possesso del Green Pass e gli errori più comuni da evitare.
Come verificare il Green Pass nel rispetto del GDPR
La verifica del possesso del Green Pass va effettuata tramite l’apposita app rilasciata dal Ministero della Salute “VerificaC19”. L’app è gratuita e disponibile su Google Play (per dispositivi Android) e App Store (per dispositivi iOs).
Non è possibile avvalersi di sistemi di verifica diversi da questa app ad eccezione dei nuovi strumenti messi a disposizione dal Governo pensati per aziende con un elevato numero di dipendenti. Ne abbiamo parlato in questo articolo.
Green Pass “Base” e “Rafforzato”
Da inizio dicembre, il Green Pass potrà essere di due tipologie:
- Green Pass “Rafforzato” (detto anche “Super Green Pass“), rilasciato a seguito di vaccinazione o guarigione dal Covid-19
- Green Pass “Base”, rilasciato a seguito di test molecolare o antigenico con esito negativo
Tale differenziazione si riflette sulle attività che i cittadini potranno o non potranno fare a seconda del colore della propria zona. Al momento per lavorare e per accedere ai luoghi di lavoro è sufficiente che il lavoratore sia in possesso della versione “base”. Approfondiamo l’argomento a questo articolo.
Verifica Green Pass con riconoscimento facciale
Con l’approvazione del “Decreto Green Pass” si è assistito alla nascita di diversi dispositivi e app volti ad agevolare il processo di verifica. Tra questi vi sono i dispositivi che effettuano il riconoscimento facciale con l’obiettivo di evitare il riutilizzo dello stesso Green Pass. Non adoperateli: non solo registrano dati che per motivi di privacy non possono essere registrati (i dati della certificazione) ma trattano pure dati biometrici (il volto), soggetti ad ulteriori normative (ne parliamo in modo più approfondito in questo articolo).
Raccolta fotocopia del Green Pass: è consentita dal GDPR?
Inizialmente no, ora sì.
Da fine novembre i lavoratori possono consegnare una copia del Green Pass ai propri datori di lavoro se:
- Accettano di consegnarlo (non possono essere costretti dai datori di lavoro)
- Consegnando il Green Pass si semplificano le attività di verifica da parte dell’azienda la quale altrimenti, secondo l’interpretazione comune, potrebbe rifiutare la consegna del certificato verde.
Verifica da parte di addetti autorizzati
Non si può improvvisare: le persone che dovranno verificare il Green Pass all’interno delle aziende dovranno essere:
- Designate con un’apposita lettera di nomina
- Istruite su come, quando e a chi controllare il possesso del Green Pass.
La mancata implementazioni di queste due attività, che possono sembrare marginali, possono in realtà portare a pesanti sanzioni. Per esempio, nel caso di un addetto non sufficientemente istruito, c’è il rischio che questo annoti i dati delle persone a cui ha verificato il Green Pass (attività che non può fare).
Conclusioni
Sono molti i quesiti sorti a seguito dell’approvazione del “Decreto Green Pass” (D.L. n. 126 del 16 settembre 2021) in merito alle modalità di controllo del Green Pass nel rispetto del GDPR.
Tra questi i più frequenti sono:
- Posso tenere un registro di chi dei miei dipendenti è vaccinato contro il Covid-19?
- Posso chiedere quando scade il Green Pass di un dipendente?
- Posso registrare la data di scadenza dei Green Pass dei dipendenti?
- Devo controllare il Green Pass a tutti i dipendenti anche in caso di aziende numerose?
- Oltre alla verifica del Green Pass, quali sono gli altri obblighi in capo al datore di lavoro?
- Bisogna verificare il Green Pass anche per chi lavora sempre in modalità smart working?
Per rendere più agevole il reperimento di queste informazioni, i nostri esperti di privacy e GDPR hanno raccolto le risposte a queste ad altre domande in una comoda guida gratuita.
Puoi scaricare la Guida gratuita (e aggiornata) su GDPR e Green Pass qui.
